Stato attuale

Il Museo di Castelvecchio è tra i principali musei del Veneto per fama, ampiezza e numero dei visitatori. L’impianto attuale fu concepito negli anni Sessanta dal direttore Licisco Magagnato, che affidò a Carlo Scarpa il restauro e l’allestimento, da allora ammirati in tutto il mondo. Vi sono attualmente esposte oltre seicento opere d’arte medioevale e moderna, dalle collezioni civiche. Il Museo fa capo al Settore del Comune di Verona denominato Musei d’Arte Monumenti ed è quindi in rete con i musei Maffeiano, Archeologico al Teatro romano, degli Affreschi, di Storia Naturale, Galleria d’Arte Moderna Achille Forti, Casa di Giulietta e i monumenti Arena, Arche Scaligere, chiesa di San Giorgetto. 

Il Settore svolge la funzione istituzionale di promuovere la cultura e la ricerca storico-artistica e archeologica, con edizioni scientifiche e pubblicazioni e con l’organizzazione di mostre, conferenze, presentazioni di libri, ecc. In questo quadro il Museo di Castelvecchio riveste un ruolo importante e riconosciuto a livello cittadino, nazionale e internazionale. Il Settore è un considerevole attrattore in ambito turistico.

Tendenze e previsioni di affluenza

Nel 2013 tutti i musei civici hanno avuto un incremento positivo nel numero dei visitatori; in seguito i Musei d’Arte hanno avuto un incremento complessivo nei visitatori del 7,16% nel 2014, poi un decremento del -2,06% (dovuto soprattutto al forte aumento della tariffa di ingresso all’Arena nel 2015) e di nuovo un incremento dell’11,61% nel 2016. 

Per Castelvecchio nel 2014 i visitatori sono 129.800 con introiti per euro 322.276, nel 2015 140.444 con introiti di euro 341.438, nel 2016 161.103 con introiti di euro 416.131, con un incremento dei visitatori rispettivamente del 16,09%, dell’8,2%, del 14,71%, dovuto in parte alla chiusura per lavori del Museo Archeologico (riaperto nel maggio 2016) e alla risonanza del furto dei 17 dipinti avvenuto nel novembre 2015.

Dunque l’incremento di Castelvecchio è superiore a quello del totale dei musei civici e così marcato da poter creare in futuro problemi di accoglienza, sicurezza e controllo, stringenti temi che riguardano non solo i musei.

Il comportamento dei visitatori tende a cristallizzarsi su due modalità: da una parte visite veloci con poco tempo per una ricerca personale, dall’altra visite ai luoghi esaltati dai grandi mezzi di comunicazione. Ci si domanda però sempre di più se l’accento trionfalistico posto sui numeri di visitatori indichi realmente una diffusione della conoscenza e se sia giusto valutare la performance di un museo dall’afflusso, senza tener conto della qualità della fruizione.

Su questo aspetto potrebbe incidere l’ampliamento del museo di Castelvecchio, volto appunto a migliorare la qualità del servizio. Inoltre la posizione del castello, in pieno centro storico e collegato con due importanti quartieri (San Zeno e Borgo Trento), potrebbe rappresentare – offrendo servizi adeguati – un punto di incontro di qualità anche per molti veronesi. 

È comunque probabile che l’ampliamento del museo – soprattutto relativamente ai servizi – porterebbe a un aumento dei visitatori, come si è sempre verificato in questi anni a fronte di cambiamenti favorevoli, come la presenza di eventi, l’estensione degli orari e dei giorni di apertura, arricchimenti nelle collezioni e nelle attività didattiche, e qualità delle visite.

Quindi, se è difficile fare previsioni attendibili sulla risposta del pubblico a un’offerta più articolata, è però possibile essere ottimisti. Infatti, analizzando i dati storici, abbiamo visto un aumento costante nei vari anni ed anche adesioni entusiastiche ad attività di qualità quali, ad esempio, il ciclo di conferenze alla Gran Guardia.

Il progetto di ampliamento

Il Castello è una struttura unitaria, attualmente dimezzata in modo artificioso. La sua riunificazione consentirebbe di offrire al pubblico sia i servizi aggiuntivi, oggi carenti, sia nuove sezioni espositive:

Esposizione dedicata agli Scaligeri e alle stoffe di Cangrande. I tessuti trecenteschi del Signore scaligero, rinvenuti all’apertura del suo sarcofago nel 1921, sono rari e preziosi. Essi sono stati oggetto di approfonditi studi in occasione di differenti mostre (Le stoffe di Cangrande, Gli Scaligeri, Il corredo del Principe) e meritano di essere esposti stabilmente, ma per ragioni conservative devono essere custoditi lontano dalle fonti di illuminazione. Gli spazi ai piani superiori della trecentesca torre del Mastio sono adeguati allo scopo, sia per congruenza cronologica sia perché adatti alla visita di gruppi ristretti e accompagnati.

Sala o zone dedicate alla storia del castello (in luogo da individuare, ad esempio nell’attuale sala di lettura della biblioteca). Una storia sintetica virtuale con la vicenda costruttiva del monumento costituirebbe un momento di grande fascino ma anche un concreto contributo alla crescita di visitatori piccoli e grandi. La sezione potrebbe essere completata da uno sguardo contemporaneo sui restauri degli anni Venti, il processo ai gerarchi fascisti, la ricostruzione post bellica, l’intervento degli anni ’60 di Carlo Scarpa. Per quest’ultimo si veda il sito www.archiviocarloscarpa.it oltre al catalogo generale I disegni di Carlo Scarpa per Castelvecchio (a cura di Alba Di Lieto, 2006).

Attualmente la pittura del Seicento e Settecento è concentrata in due sale sulle trenta del museo, mentre varie e pregevoli opere che andrebbero a completare la presentazione del periodo sono conservate nei depositi. L’esposizione di una selezione di dipinti, arricchiti dalle notevoli scoperte delle recenti esposizioni Il Settecento a Verona. Tiepolo, Cignaroli, Rotari (2012) e Antonio Balestra. Nel segno della grazia (2016-2017), potrebbe essere realizzata nel volume di sala Boggian (circa 300 mq) direttamente comunicante con sala Avena, oggi l’ultima del percorso. Contemporaneamente, si potrebbe recuperare il primo piano dell’ala orientale che non è stato interessato dall’intervento di Carlo Scarpa, mettendo in luce la decorazione di Pino Casarini sulla musica.

Area del Circolo Unificato

L’acquisizione degli spazi oggi in uso da parte del Circolo Unificato dell’Esercito (ex Circolo Ufficiali) consentirebbe la realizzazione dei seguenti spazi per servizi al pubblico:

– caffè e ristorante al piano terra dell’ala della Reggia con terrazza sull’Adige, punto di ristoro aperto a tutti, mq 270, con un accesso indipendente dagli spazi museali.

– una nuova sala polifunzionale per mostre e conferenze (per circa 150 persone), analoga per dimensioni ed usi all’attuale sala Boggian, nell’attuale salone del Circolo.

– gli uffici della Direzione Musei d’Arte e Monumenti che oggi occupano mq 180 passerebbero a mq 440 , con spazi per personale scientifico e amministrativo, segreteria, accoglienza, tirocinanti e personale che segue singoli progetti culturali, per un totale di circa venti addetti.

– gabinetto numismatico con  sala di consultazione e ufficio del conservatore.

– laboratorio di manutenzione per le opere d’arte (ed eventuali condition reports e imballaggi per mostre).

– deposito per opere d’arte (sculture, arredi storici, cornici ora collocati negli inadeguati scantinati di Palazzo Pirelli), circa 400 mq.

– aula didattica per laboratori con le scuole ma anche con adulti (circa 30 persone – mq 30, da raddoppiare se possibile).

– una batteria di servizi igienici in prossimità del percorso museale (oggi in tutto il Museo sono presenti quattro servizi igienici, di cui due per il personale interno, a fronte di oltre 160.000 visitatori).

– Biblioteca d’Arte: è dagli anni Cinquanta una delle più importanti Biblioteche specialistiche d’Arte e di Architettura del Veneto; è frequentata da circa tremila utenti all’anno ed ha un patrimonio librario di oltre cinquantamila unità. Stipata al piano terra dell’ala orientale del Museo, occupa una superficie di 140 mq, in una situazione di grave carenza di spazi, per cui gli utenti non possono fruire di un servizio di prestito immediato essendo buona parte
dei volumi collocati in via provvisoria all’ex Arsenale austriaco (mq 108); potrebbe occupare alcune stanze al piano terra del Circolo Unificato. La nuova collocazione della Biblioteca e degli uffici direzionali nell’ala del Circolo creerebbe nuovi spazi a disposizione per il bookshop, con la possibilità di avere un guardaroba adeguato al notevole afflusso di visitatori, restituendo all’ingresso del museo il calibrato assetto originario dato da Carlo Scarpa. Va ricordato che nell’affollato spazio dell’ingresso sono stati aggiunti nel 2004 scaffali espositivi e ceste porta zaini e nel 2016 n. 47 armadietti porta-borse ubicati al di sotto dello scarpiano banco di biglietteria. La Sala del Mosaico ultimata nel 2016 alla base di sala Boggian potrebbe essere inglobata nel circuito di visita.

– In fase di progettazione si dovranno prevedere economie derivanti dall’utilizzo di tecnologie per i sistemi di sicurezza (telecamere, consolles di controllo…) per limitare il più possibile la necessità di personale di sorveglianza, e diventa improcrastinabile il tema della climatizzazione degli spazi. 

In sintesi

Molteplici sono i punti di forza nella riunificazione del Castello:

– viene conferito nuovo valore a tutto il complesso, che rafforza la sua importanza di centro culturale.

– il ristorante panoramico, con libero accesso per tutti, e la grande sala conferenze possono creare un’apertura e una fidelizzazione tra il museo e i cittadini, ma anche l’opportunità per attività culturali aggiuntive accostando alla pura ricezione la visita guidata al museo e al castello.

– l’ampliamento degli spazi dedicati ai servizi e al ristoro crea zone ricreative dove il cittadino, il turista, il visitatore si sente accolto e può trascorrere delle ore di svago.

Il completamento del museo con un ampliamento delle sezioni espositive – la storia del castello, le stoffe di Cangrande e le armi (anche valorizzata con strumenti multimediali), la pittura del Settecento, la numismatica, il Risorgimento – può affascinare anche chi abitualmente non è attirato da una visita tradizionale.

Il museo, grazie al recupero storico e architettonico, accresce le sue possibilità di fruizione, diventa portatore di contenuti “altri” forti, con funzione educativa e multidisciplinare; inoltre fornisce un concreto contributo al processo di conservazione del patrimonio architettonico di competenza dell’Amministrazione, dopo il passaggio di proprietà dal demanio statale a quello comunale perfezionato nel luglio 2016.

Un ulteriore tema di riflessione, in rapporto a un turismo sempre più “pesante” per il sito, è la gestione dello spazio aperto del cortile. 

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